Si parla di Native Advertising con riferimento ad un contenuto sponsorizzato (quindi a pagamento) la cui visualizzazione viene proposta all’interno di contenuti che vengono aperti e letti dai lettori.
Quest’ultima parte della definizione rappresenta l’aspetto sul quale bisogna focalizzarsi per capire bene il concetto. Mentre una normale pubblicità su internet colpisce il lettore distraendolo (con banner luminosi, laterali, o collocati altrove nella pagina), la Native Advertising è una tecnica che ha l’obiettivo di immergere il contenuto pubblicitario all’interno di ciò che l’utente sta leggendo o del contenuto visualizzato sullo schermo.
L’obiettivo della Native Advertising è quello di stimolare espressamente l’engagement. Ecco perchè si dice Pubblicità Nativa: essa nasce fin dal principio con la finalità di coinvolgere il lettore.
La Native Advertising non prevede messaggi disturbanti o che comportano interruzioni, ma semplicemente viene introdotta, quasi “confusa”, nella pagina in osservazione. Infatti non distrae il lettore, ma lo coinvolge. Lui stesso è già predisposto alla giusta percezione e per l’annuncio pubblicitario è più semplice catturare l’interesse.
La Native Advertising è tanto più efficace quanto più è capace di confondere la pubblicità all’interno del contesto editoriale della pagina web, adattandosi allo stile e alle dimensioni. E’ possibile applicare tale tecnica anche ai social, attraverso sponsorizzate Facebook o Twitter, mediante l’inserimento di annunci miscelati ai post generali presenti sulle pagine.
Con tale tecnica l’inserzionista si avvale di una maggiore probabilità di trovare interesse negli utenti poiché la “sponsorizzazione” arriva dritta al cuore del lettore, il quale quasi certamente sarà costretto a leggere il messaggio promozionale prima di proseguire la sua personale lettura dell’argomento aperto. La Native Advertising riesce meglio a catalizzare l’attenzione e quindi, statisticamente, offre più probabilità di successo.
