Come fare a sapere se un individuo o un’azienda ha raggiunto o meno un obiettivo? Come fare a determinare quanto, in un determinato momento, questo sia più o meno distante?
Per conoscere il livello di raggiungimento di un obiettivo è necessario ricorrere ai diversi KPI, ossia Key Performance Indicator, i quali indicano il progresso che un’azienda, una funzione, un manager, un soggetto, ha verso un determinato obiettivo precedentemente stabilito.
Prima di ragionare in termini di KPI è importantissimo definire quali siano gli obiettivi e cogliere i livelli di performance possibili delle persone atte a raggiungerli, attraverso il continuo e progressivo monitoraggio. I manager parlano di “gestione di KPI”, intendendo come il lavoro che è necessario svolgere al fine di modificare i principali indicatori, ottimizzandoli e adeguandoli.
I Key Performance Indicator vanno interpretati in chiave futura, ovvero: un dato fornito ora da un indicatore può significare un futuro successo e un miglioramento sul passato.
I KPI devono avere delle caratteristiche specifiche per essere giudicati come buoni Key Performance Indicator: innanzitutto devono basarsi su dati certi e premesse oggettive, devono saper misurare ciò che si desidera misurare, devono essere confrontabili nel tempo in maniera tale da poter favorire eventuali raffronti, devono essere in grado di misurare più variabili.
In generale si possono misurare degli input di risorse produttive (quantità, tipologia), aspetti come qualità ed efficienza, gli output (intesi come risultati di produzione in seguito all’impiego degli input), aspetti di marketing (fidelizzazione del cliente, brand identity, clienti nuovi, conversioni, ecc.), obiettivi (intesi come misurazioni relative alla distanza dello stato attuale nei confronti di quanto inizialmente stabilito).
I KPI in fase di analisi, vanno scelti sulla base del contesto operativo e imprenditoriale, oltre che sulla base degli obiettivi stabiliti e da raggiungere.
