Pur non essedo un termine molto “alla moda”, il Crowdsourcing potrebbe fare riferimento a qualcosa di fortemente interessante.
Nello specifico riguarda la messa in condivisione di un’idea al fine di trovare fonti esterne che ne contribuiscano allo sviluppo. In pratica il Crowdsourcing interessa lo sviluppo di un progetto portato avanti in gruppo, sia dietro richiesta che su base volontaria. E’ come se parte dello sviluppo venisse esternalizzato dall’azienda (o dalla persona) che ha avuto l’idea iniziale.
Un esempio classico è Wikipedia: il sito funziona perché chi ha avuto l’idea l’ha condivisa con altri grazie al mondo digitale di internet, dando modo alla gente, volontariamente, di portare avanti il progetto. Così, le pagine di Wikipedia non sono redatte tutte da chi ha avuto l’intuizione del portale, ma vengono scritte grazie ad uno sviluppo collettivo del progetto.
Le tecnologie internet portano avanti il sistema in maniera veloce e condivisa e ciò comporta sicuramente più di un vantaggio: un progetto viene concesso in outsourcing in modo che, grazie alle migliori competenze disponibili sul mercato, venga sviluppato e portato a termine anche in tempi più rapidi rispetto al previsto.
Il Crowdsourcing potrebbe essere strategico oggi per molte aziende le quali possono “aprire” alcuni progetti specifici dando modo a freelance, consulenti esterni e professionisti di intervenire e completare l’opera, portando le loro conoscenze, competenze e professionalità. Inizialmente il Crowdsourcing era concepito gratuitamente su base volontaria.
Oggi, invece, potrebbe essere un modo per intraprendere nuove collaborazioni e nuove opportunità, sia per chi propone che per chi accetta di collaborare. Per completezza informativa è giusto dire che il sistema non sempre funziona con successo e porta frutto, poiché molto dipende dalle persone più che dall’idea da sviluppare.
